Riportiamo dal sito www.fiorentina.it le dichiarazioni molto importanti rilasciate da Diego della Valle su Calciopoli, mondo del Calcio e sulla Fiorentina quest’oggi in conferenza stampa a Milano:
“Sono qui per parlare del mondo del calcio dopo esserci entrato ed essermi allontanato dopo aver capito che le cose sono molto difficili. Mio fratello è rimasto ma è amareggiato anche lui per questa situazione. Quando qualche settimana fa ho detto che serviva un tavolo era per dare un chiarimento serio alla situazione attuale. Bastava parlarsi poi però tutto ha preso una piega strana, strumentale, che ha portato lontano dal mio obiettivo primario. Non voglio entrare in polemiche banali, su Moratti ho già detto quello che pensavo. Le risposte offensive o da bar che ha dato non ha certo migliorato la considerazione che ho di lui.
Io non mi fermerò qui, e chiederò spiegazioni a chi ha istruito il processo su di me e sulla Fiorentina, un processo che non ha molto senso. Ora però serve capire cosa succede a questo mondo del calcio. Io ho una visione completa perché mi occupo anche di altro. Mi sono occupato di calcio inizialmente pensando ad un nuovo modello fatto di valori e di giovani perché il calcio è il più grande comunicatore che c’è. Ho visto che l’ambiente non era molto attrezzato per queste cose. Tranne alcuni presidenti altri hanno continuato a percorrere la loro strada, senza avere una visione di lungo periodo che possa riportare il calcio italiano dove merita. Stiamo parlando di una delle cose che gli italiani amano di più perché desta l’attenzione di un popolo che non vive oggi una situazione eccellente. Il calcio per la visibilità che ha dovrebbe trasmettere le cose migliori a quelle persone che lo vivono tutti i giorni attraverso valori che si sono persi.
Da parte mia non c’è voglia di buttare la spugna, ma allo stesso tempo serve fare un’analisi critica per capire cosa accade. Si può dire sempre tutto e il contrario di tutto e questo non è giusto. Penso che si farà fatica a rifondare il calcio se questo deve passare dal pensiero dei presidenti delle varie società. Spesso si va dietro al bisogno dei singoli, anche solo per un giocatore da scambiare. Questo è il motivo per cui nei giro di alcuni anni siamo passati da essere fra i migliori a tremare di fronte ai club stranieri. Il fatto che poi non ci siano investitori stranieri è un problema. Serve capire il perché e attuare delle condizioni che possano agevolare gli investitori ad arrivare in Serie A così come accade in Inghilterra e Francia.
Per recuperare lo spirito giusto serve organizzare il calcio in modo serio e non si può dare questo compito ai presidenti. Ce ne sono alcuni che sanno fare il loro mestiere, altri che invece che sono nel calcio per avere situazioni favorevoli di mercato. Il fatto che oggi ci sia una polemica sul possibile sciopero nel prossimo turno, un problema davvero minore rispetto a quello che il paese vive, è la dimostrazione di come il calcio sia stato gestito nel tentativo di mediare gli umori di tutti.
Lavorando anche in società esterne al calcio e quotate in borsa, credo che ci sia proprio bisogno di un’authority esterna che metta dei paletti e che costruisca il percorso giusto per portare il calcio italiano nel futuro. Quando c’è stata la polemica sui diritti tv mi sono accordo che ci sono persone con le quali si può parlare e ragionare e altre che mi fanno venire la pelle d’oca quando le vedo pontificare in tv.
Dobbiamo capire cosa vogliamo fare del calcio e capire perché grandi imprenditori tifosissimi di varie squadre che si tengono lontani da questo mondo che è fatto di chiacchiere. Il calcio del futuro occorre costruirlo assieme ai tifosi puntando sulla qualità di tutti i protagonisti, con regole precise senza farsi condizionare anche da gruppi di persone che possono criticare.
A Firenze siamo stati accolti bene, che si è sempre comportata bene e queste sono le cose che ti fanno venire voglia di fare le cose. Senza enfatizzare situazioni sbagliate che non esistono. Dobbiamo puntare al rispetto di chi ci vede, partendo dai giocatori che ogni volta che cambiano maglia dicono di aver sognato di vestirla da una vita salvo poi andarsene quattro mesi dopo. E lo stesso vale per presidenti e dirigenti.
Il calcio, come in tutte le altre professioni, occorre serietà e voglia di lavorare. Oggi invece è un porto franco dove si può dire e fare di tutto. Senza cambiare queste cose continueremo a vivere il Barcellona come se fosse il circo Orfei, ovvero qualcosa che fa sognare. Ricordiamoci però che qualche anno fa era il calcio italiano ad essere visto in quel modo. Serve rimettere a posto tutte le componenti altrimenti il calcio ce lo possiamo dimenticare. Il nostro calcio rimarrà solo una cosa nostra. Viaggiando molto mi accorgo che si segue molto il calcio spagnolo, quando anni fa si seguiva il nostro.
Quanti nostri amici imprenditori sarebbero felici d’investire in un mondo chiaro e che è comunque il più bello del mondo. Bisogna dare una delega a riformare il calcio a chi lavora in autonomia e al quale non è possibile ritirare l’appoggio solo per nostro tornaconto personale.
Il calcio ha bisogno d’investimenti e serve che si avvicinino a questo mondo chi lo può sostenere. E’ vero che le società è la proprietaria del club in modo formale ma se poi le cose vanno male sono i tifosi a pagare. Proprio com’è successo a noi dieci anni fa a Firenze.
Senza un calcio ragionato si continuerà a vivere fra le diatribe fra presidenti che un giorno si amano e quello dopo si odiano. L’esempio deve essere quello della Borsa dove ci sono centinaia di aziende che non hanno rapporti fra loro e che fanno quello che vogliono entro i limiti imposti dalle autorità superiori e competenti. Tutti i giorni vedo presidenti che parlano di voler risolvere i problemi senza poi fare nulla.
Occorre ritrovare una giusta moralità perché certe cifre, certi stipendi che ho sentito in questi giorni sono immorali soprattutto in un momento in cui tante persone rischiano quotidianamente il posto di lavoro.
Serve ripartire e spero che nessun presidente si senta tirato in causa personalmente. Al calcio sarebbe utile un “commissariamento” per tornare ad essere quello che eravamo. Al calcio serve pragmatismo ma per tornare a sognare.
Il processo di Calciopoli alla Fiorentina? Si tratta di un processo istruito con poca professionalità o con la chiara intenzione di farlo a metà. Voglio sapere cos’è realmente successo e perché ci hanno coinvolto. Chi ha istruito certe cose non penso possa contare sul silenzio, personalmente non lo permetterò.
I tifosi seri hanno bisogno di risposte che non vanno solo nella direzione del tornaconto dei presidenti ma nell’interesse della loro squadra del cuore.
Chi deve stabilire le regole deve essere fuori dal palazzo e non può governare chi lo ha scelto. Faccio l’esempio della Consob, la società che controlla le aziende quotate. Il presidente della Consob non si preoccupa certo della singola società ma del quadro generale.
Ero convinto che con volontà, determinazione e convinzione si potesse fare qualcosa e invece ho la frustrazione di aver capito che non è così. Oggi ho voluto esternare questa mia situazione, queste mie convinzioni. Quello che dico, giusto o sbagliato che sia, l’ho sempre detto con convinzione. Il problema è dentro al mondo del calcio. La vergogna è che in un momento complicato del paese non si riesca a trovare una soluzione.
Chi è nel calcio spesso solo per visibilità, senza mai provare a cambiare o migliorare la situazione. Sono convinto che il 30% dei presidenti e dalla mia parte. Il restante no.
Lo sciopero dei calciatori? E’ una banalità incredibile la divergenza che tiene in sospeso tutto il calcio italiano.
Le società del futuro sono impostate in maniera completamente diversa da quelle attuali, sia italiane che estere. Servono strutture che possano calmierare i prezzi, voglio vedere cosa accadrà quanto arriverà il Fair Play Finanziario.
Lo stadio di proprietà? Conosco bene il tema e lo stadio da se non porta grandi migliorie. Monaco di Baviera ha lo stadio e tutta una serie di cose attorno ad esso.
Ci sono presidenti che hanno dimostrato di saper fare bene anche nel calcio, altri invece non possono fare altro che prendere i soldi dei diritti tv e tirare a campare. Pochi presidenti hanno la cultura del fare impresa e questo lo si capisce anche guardando i bilanci di alcune società.
Sono pronto a confrontarmi e mi prendo carico di quello che dico con l’idea di del sapere e voler fare conoscendo le imprese e il mondo del calcio. Se qualcuno vuole confrontarsi io sono qui.
Servono regole precise al di fuori dei rapporti personali.
Le parole di Moratti? Come si fanno a prendere seriamente parole dette ad un tavolino di un bar e per di più anche offensive. Forse si è spaventato che potesse tornare a galla un certo tipo di questione.
Questo però è un problema minore, quello che serve è ragionare sul calcio. Quando sono arrivato io nel calcio i diritti tv erano gestiti per diritto divino.
Vanno rimessi al centro di tutto i valori e la sostenibilità delle varie società. L’idea della Cittadella era quella di rendere sostenibile un bilancio attraverso una macchina organizzativa basata sui nostri investimenti. Tutto andava in dote alla società, togliendo la stessa di togliersi dai nervosismi del mondo del calcio e renderla autonoma. Per me rimane un modello. A Monaco hanno fatto una cosa più piccola ma su questo filone. Pensare che una società si possa basare solo sulla proprietà non è più possibile, serve un modello che possa sorreggere il tutto. Alcuni presidenti lo hanno capito, altri non hanno neanche idea di cosa si stia parlando.
Ci vuole buon senso, che esca dai problemi delle singole società. Il calcio da grande visibilità e alcuni vengono offuscati da queste cose.
Se cominciamo a pensare di cambiare davvero il calcio attraverso una governance che conosce il mondo del pallone mondiale basta un mese. Ma serve carta bianca dove non si possa tornare indietro.
E’ importantissimo che tutto quello che disturba il calcio nel mondo della violenza venga identificato e non venga confuso con il modo dei tifosi, anche quelli che criticano e si arrabbiano.
Quotare le squadre di calcio in borsa? E’ una cosa assurda, vuol dire che c’è qualche problema. Credo anche che la Consob oggi non voglia più vedere le squadre di calcio in borsa.
Io sono un semplice tifoso, mio fratello è il tipico appassionato che gestisce la squadra. Anche lui però si rende conto che lavorare in una situazione come quella attuale è molto difficile.
Andare io in Lega Calcio? Se c’è un invito perché no? Alcuni miei amici presidenti sanno già come la penso. Ripeto, basta anche un mese per ripartire seriamente.
Gli 85 anni della Fiorentina? Avevano fatto in modo di fermarla a 75. Quando ce l’hanno resa non si chiamava neanche più Fiorentina.
La nuova Fiorentina? Una buona squadra, serve solo qualche aggiustamento, ma nello specifico chiedete a Corvino”.
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