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Fiorentina, il tempismo di Vincenzo Montella

Montella-Adv

Montella ed Andrea Della Valle

Chi si è inventato che la minestra riscaldata non è mai buona? Probabilmente qualcuno a cui la minestra non piaceva nemmeno fredda ed ha così dato vita alla frase fatta più inflazionata nella storia del ritorno degli ex. Tutti i tipi di ex.

Qualcuno dalle parti di Firenze deve averci per forza pensato quando è stato annunciato l’addio dell’allenatore Stefano Pioli ed il subentro di Vincenzo Montella in viola, l’ultimo mister che ha portato la Fiorentina a giocare ai livelli delle prime in classifica, con in più la parentesi Paulo Sousa. Contratto fino al 2021, nessun ruolo da traghettatore quindi, molti hanno storto il naso ritenendo che a questo punto fosse il caso di chiudere con Pioli la stagione, dovendo ancora disputare il ritorno della semifinale di Coppa Italia. Ovviamente è stato l’allenatore di Parma a dimettersi, ma molti hanno puntato il dito sul comunicato critico della società al quale ha poi risposto con le dimissioni e con un altro comunicato ancora più amaro.

Tant’è, questa situazione ha favorito il ritorno di Montella che ha un solo obiettivo: la Coppa Italia. Non dovesse riuscirci sarebbe del tutto comprensibile, ma certamente sarebbe idilliaco riprendere con una coppa un rapporto che si era spento proprio con un’eliminazione da un’altra coppa: l’Europa League del 2015. All’epoca la Fiorentina incrociò la squadra che in assoluto nella storia della competizione ha mostrato maggior feeling con quel torneo: il Siviglia. 3 a 0 all’andata in casa loro, 2 a 0 nel ritorno al Franchi, il canto del cigno per l’allenatore napoletano.

Fino all’ultima stagione Montella era stato trattato come un visionario, uno che nella transizione da giocatore ad allenatore aveva sublimato la propria saggezza e imparato a metterla al servizio dell’undici in campo, cosa che aveva sempre fatto nella sua affezionata area di rigore al tempo dell’aeroplanino. Ha contribuito alla costruzione di questo credo montelliano anche un certo phisique du role, un’espressione quasi triste stampata sul volto e, sopratutto, un umore spesso indecifrabile.

Scrive di lui Matteo Gatto su Ultimo Uomo in un ritratto dell’uomo Montella: ‘Non indossa maschere particolari, non si è creato un personaggio: il suo modo di sfuggirci è passare inosservato. Se potesse scegliere, probabilmente Montella giocherebbe a calcio con un profilo anonimo. Pure la sua esultanza, vista da questa prospettiva, ha una funzione protettiva. Gli consente di controllarsi nei momenti di maggiore gioia, sua e collettiva, nei quali spesso c’è il rischio di lasciarsi andare. Montella gestisce la sua emozione, tiene a distanza quella dei compagni, allargando le braccia e ondeggiando, simulando il volo di un velivolo meccanico. Anche dopo i sui gol più importanti, c’è come una patina protettiva tra lui e il delirio che gli scoppia intorno’.

Ma, veniamo al succo, Montella è davvero bravo? Statisticamente ha allenato grandi club e ha vinto praticamente nulla, ma nella realtà dei fatti non è mai stato messo in condizione di farlo. Di sicuro il tempo risponderà a questa domanda, quello già passato invece racconta di un allenatore legato al 4/3/3 anche se spesso a Firenze ha scelto il 3/5/2, affezionato agli attaccanti di sacrificio (quale lui non è stato) e capitato in situazioni sbagliate al momento sbagliato. Ecco, questi sono topos ricorrenti nella storia di Montella allenatore.

Firenze è stata la parentesi migliore per l’aeroplanino: 3 quarti posti consecutivi ed una finale di Coppa Italia, forse se nella stagione 14/15 ci fosse stata una punta giovane e integra come Simeone, invece che Rossi e Gomez perennemente infortunati, poteva esserci un epilogo diverso per quella esperienza. Da questo punto di vista la materia prima c’è: la Fiorentina gioca con difesa a 4 e ha uomini da o già in nazionale; davanti ci sono attaccanti di prospettiva come Simeone e Chiesa, oltre al pupillo Muriel. Facile credere che la prima richiesta del tecnico sarà mantenere integro questo gruppo per la prossima stagione (ma Corvino ha in mente tutt’altro). Resta però il discorso tempismo che, come dimostrano Milan e Siviglia, non è il suo forte e non sembra esserlo nemmeno stavolta con alle porte una semifinale di Coppa Italia in cui la Fiorentina parte molto sfavorita (almeno secondo le quote degli allibratori).

È piuttosto complesso giudicare un allenatore che non ha un preciso mandato, stante le dichiarazione Montella sta per mettere mano a una squadra che va solo rigenerata psicologicamente, ma di certo l’allenatore non si limiterà a fare il terapeuta, nemmeno in questo ultimo scampolo di stagione che, in fin dei conti, rappresenta già un’altra buona occasione per la sua carriera.

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