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Serie A: i motivi della crisi della Fiorentina

Proviamo a riassumere in modo schematico, le motivazioni che stanno dietro la crisi della Fiorentina di oggi:

1) Un gruppo forte ma ormai privo di stimoli.

La rosa della Fiorentina, anche senza Jovetic, non può certo avere una posizione di classifica come quella attuale, ma deve stazionare in maniera fissa nella parte sinistra della graduatoria della Serie A. Ma motivazioni ormai superate, da quanto si è evinto nell’ultima parte della stagione scorsa, situazione accentuata dall’addio di Prandelli, leader indiscusso di questo gruppo che sta insieme appunto da parecchio tempo, stanno avendo ragione ed avrebbero richiesto in estate, insieme all’arrivo di un nuovo mister, un ricambio di almeno 7-8 giocatori (anche di nome e valore), rispetto all’ultimo anno.

2) Corvino ed i non acquisti.

Leader indiscusso dei direttori sportivi italiani, quest’anno Pantaleo Corvino è stato protagonista di un calciomercato sottotono, non giustificato affatto dal budget ridotto messogli a disposizione. Difatti, soprattutto negli ultimi giorni di mercato, si sono trasferiti con la formula del prestito, o addirittura del prestito gratuito, parecchi campioni in giro per l’Italia. Lui dov’era?

Ha poi mancato l’acquisto di tantissimi giocatori contattati per la sostituzione di Jovetic. Senza dimenticare l’incapacità di cedere giocatori che non rientrano più nei piani tecnici, ma allo stesso tempo comunque appetiti sul mercato.

3) Un allenatore in palese confusione e difficoltà psicologica nello gestire lo spogliatoio.

Tutti siamo abituati a conoscere un Mihajlovic grintoso e che si fa rispettare. Invece il passaggio in una squadra medio-grande deve averlo messo in difficoltà.

Prima le dichiarazioni agiografiche sul 4/3/3 il giorno della presentazione, poi si passa subito al 4/2/3/1 in ritiro, forse per le parole non troppo velate di capitano Montolivo, che dice di non potersi esprimere al massimo delle sue possibilità in un centrocampo a 3.

Il serbo fino alla vigilia del match con la Lazio, ricorda che per le stesse caratteristiche tecniche di tutto il suo gruppo, il 4/2/3/1  è un “must”, salvo poi auto-smentirsi soltanto 4 giorni dopo, nella conferenza stampa di oggi, dove dichiara di aver deciso di passare al 4/3/3.

E se ciò non bastasse, prima la figura retorica dei “calci in culo”, per poi assumersi tutte le responsabilità (e quindi assolvendo i suoi) di una squadra non solo poca grintosa, ma proprio molle e senza voglia, né stimoli.

Infine, sempre oggi, giustifica tale altro cambiamento repentino di modo di fare, con la frase, quantomeno fuori luogo: “A Catania li strigliavo, e così si motivavano, qui se li sgridassi, si metterebbero a piangere”.

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