I Poli Opposti, Giancarlo Sali e Simone Borri, non potevano di certo esimersi dal commentare le parole di Borja Valero uscite oggi sul Corriere dello Sport: “Mi hanno messo con le spalle al muro, tra l’incudine e il martello. O me ne andavo… o me ne andavo. Il mio legame con la città però resterà per sempre e quando posso torno per salutare i tanti amici di Firenze”.
Giancarlo: ‘Borja Valero è stato per anni un ottimo calciatore, appena un gradino sotto rispetto a quei giocatori completi che si definiscono campioni. Ora, ad oltre 32 anni e mezzo, la sua brillantezza è ovviamente in fase calante, negarlo vorrebbe dire mentire, ma nonostante questo è titolarissimo nell’Inter, una squadra che come rosa vale il 3’ posto nel nostro Campionato (soltanto Juventus e Napoli, sulla carta, sono superiori). Ma il punto qui purtroppo è un altro: già dall’anno prima e cioè dal ritorno in sella di Corvino, l’aria era chiara: il suo stipendio non era gradito e la cessione non combattuta se non addirittura incentivata. Ci sta che per un giocatore anziano con un alto ingaggio si potesse fare un ragionamento del genere, anche se poi a Milano è andato a guadagnare anche il doppio del precedente stipendio viola, ma per l’amore che lui ha sempre dimostrato per squadra e città gli si poteva e gli si doveva dedicare, secondo la mia modesta opinione, un trattamento particolare. Il “sindaco di Firenze” (così veniva chiamato) avrebbe potuto chiudere con gioia la sua carriera a Firenze, e diventare un simbolo della Fiorentina anche da dirigente. Quanti altri giocatori oggi sono attaccati ad una maglia, specie se stranieri? Lui era uno dei pochissimi rimasti. E se lato tecnico, ribadisco, la sua cessione non è uno scandalo (per me è forte ma si avvicina ai 33 anni), la mancanza di rispetto che gli è stata inferta come uomo è grave, anche perché poi 2 mesi dopo è stato fatto un contratto triennale a Thereau, ottimo giocatore che però ha 2 anni più di lui. Il rinnovo di 1 solo anno, senza aumenti, perché nessuno li aveva chiesti, avrebbe reso giustizia alla situazione e sarebbero stati tutti contenti. Si è scelto di non prendere quella strada ed allora io credo alle sue parole di oggi, anche perchè sono le stesse che ha pronunciato il giorno della sua presentazione all’Inter, quando dire ai tifosi nerazzurri (già dubbiosi sulla sua voglia reale di andare a Milano) che se fosse stato per lui non sarebbe mai andato via da Firenze, di certo non gli conveniva affatto, di fronte appunto ad un contesto del genere. Ma Borja Valero è questo: un uomo, prima che calciatore, sincero’.
Simone: ‘Non sono mai stato uno che stravedeva per Borja Valero, giocatore troppo lento, poco conclusivo, a volte lezioso, che spesso rallentava il gioco di una Fiorentina che comunque poteva permetterselo, visto il suo tasso tecnico sicuramente superiore di gran lunga a quello attuale. Comunque, era uno dei “big” del ciclo iniziato nel 2012, su questo non si discute. La Fiorentina quest’anno, o l’anno scorso, ha deciso (per motivi economico-gestionali) di chiudere quel ciclo. Il destino di Borja a quel punto era segnato, così come quello di Gonzalo Rodriguez, Kalinic, Vecino, Bernardeschi, ecc….. Il “come” è storia nota, e ripetitiva per di più. E’ politica della Fiorentina creare un vuoto attorno ai giocatori di cui si vuol disfare, complice una stampa che spesso e volentieri è acquiescente. Borja non voleva andarsene, così come Gonzalo. È stato messo oggettivamente nelle condizioni di non poter rimanere. Alzi la mano chi, a fine carriera, non sarebbe andato a Milano per accettare l’insperata (a 32 anni e mezzo) proposta dell’Inter. Successe a Claudio Merlo, è successo a lui. È una scelta legittima e motivata, da professionista. Le parole di Borja mi trovano d’accordo in quanto raccontano una realtà evidente e per di più ripetitiva. È dai tempi di Montolivo (fatte le debite proporzioni, ed al netto dei particolari più o meno diversi) che la Fiorentina scarica sul giocatore la responsabilità del divorzio, comunque sia maturato. Alla luce anche del modo oggettivamente scadente con cui Borja è stato sostituito, si ha l’ennesima riprova dell’involuzione della gestione tecnica attuale, a mio avviso arrivata ai titoli di coda’.
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